domenica 26 febbraio 2012

Un film per pochi


"Un film per pochi", mi aveva avvertito  Paolo Allegrezza, quando gli ho portato gli inviti per la proiezione di "Il vento ci porterà via" di Kiarostami. Mi è venuta in mente la frase della Parabola delle Nozze del Figlio del Re: molti sono invitati, ma pochi gli eletti. Infatti eravamo pochi commensali a partecipare ad un banchetto di immagini, suoni, poesie, pensieri scaturiti dal quotidiano di un villaggio sperduto dell'Iran che lo chef Kiorostami ha cucinato e il cameriere Allegrezza ci ha servito in quella sera memorabile. Uno dei film più belli che abbia mai visto. Una storia estremamente pertinente alle tematiche che il lavoro all'interno di un hospice suscita. La trama fa a meno di un inizio e di una fine, è tutta centrata sul tragitto, sul percorso, proprio come la vita. Ciò che viene mostrato ha uguale importanza di ciò che è nascosto. Molti personaggi infatti non vengono mai mostrati. La troupe che accompagna il giornalista di Teheran non viene mai ripresa, dalla ragazza innamorata che munge la vaca e di suo fidanzato che scava una buca profonda se vedono soltanto i piedi. L'ultra centenaria signora che tarda troppo a morire, che poi è la ragione della presenza dei giornalisti nel villaggio, non appare mai. Il medico generico, specialista dell'uomo nel suo insieme, si vede sopratutto di spalle sulla sua moto ambulanza che taglia i campi sconfinati di grano. Un film divertente sull'attesa di una morte e di una cerimonia funebre che non ha fretta di realizzarsi. Campi sconfinati popolati da alberi solitari pieno di musica fatta da galline, cani, uccelli e dalla voce di utensili di lavoro primitivi in contrappunto al rumore della macchina e del telefono cellulare che l'uomo della città porta con sé in un luogo dove il tempo ancora regna sovrano. Un film ormai difficile da trovare ma che valle assolutamente la pena di cercare e, se sarai fortunato, allora: buon appetito!
Hanno partecipato alla proiezione:
Paolo Allegrezza
Patrizia Pocognoli
Rita Messi
Anna Bottaccio
Marina Baldoni
Nadia Ciavattini
Maria Antonietta Ragaglia
Stefano Pappetta
Nadia Mescchini
Ayres Marques

                                     

domenica 19 febbraio 2012

Adesso che l'ultima glaciazione è ormai alle spalle e che la vita riprende ad indossare i suoi vestiti quotidiani, ritorno in pensiero a quella giornata bisestile vissuta a Fossombrone. Bella. Magica. Blu cobalto, bianca e grigia. Fabio indossava ancora le scarpe eleganti, di suola e mentre mi accompagnava da casa sua al parcheggio dell'ospedale, sotto la prima neve che cadeva a sorpresa, generosa, con passi lenti, nel silenzio, per non spaventare l'incanto di una giornata particolare, ricordavo il messaggio che Fabio aveva scritto al bischero Giovanni Bonelli: "La vita è proprio strana. E riserva sorprese inimmaginabili"
Infatti, non potrei mai immaginare che sarei stato ricevuto all'Hospice di Fossombrone con tanta considerazione, stima e, come se fosse possibile accadere tra persone che non si conoscono, con tanta amicizia. E così, all'improvviso, mi sono trovato in cucina a chiacchierare con il Dott. Fogliardi e il Dottor Izzicupo che erano diventati Alfredo che abbracciava Fabio, mentre Loretta preparava il caffè. Sì, Loretta, perché c'è una Loretta anche a Fossombrone. Ma questa è stata soltanto una delle tante coincidenze che non sto qui ad elencare per non rafforzare la mia fama di bugiardo. Un amico comune a me, a Fabio e ad Alfredo, il telefonino di Ilaria uguale al mio, la foto degli operai all'Empire States, la grappa di prugna e il viaggio di ritorno a Loreto sotto la neve. Bisogna assolutamente invitare gli amici dell'Hospice di Fossombrone a degustare insieme a noi dell'Hospice di Loreto un bicchiere del miglior Rosso Conero del mondo, sotto il segno dell'Amicizia.
Ecco, vorrei lasciare questo messaggio nel "Diario delle Emozioni" dell'Hospice di Fossombrone.
Grazie della vostra accoglienza.
A presto.

martedì 7 febbraio 2012

fisiologia della morte

possiamo concepire una "fiosologia della morte oncologica" intesa come sequenza quanto più standardizzabile di eventi che intercorrono fra la scoperta della terminalità e l'esalazione dell'ultimo respiro/ultimo battito cardiaco? In altre parole: sono sovrapponibili gli eventi (e la loro consecutio) che precedono la morte del paziente oncologico terminale? Se così fosse aumenteremmo le possibilità di prevedere, anticipare e curare step by step le ultime fasi della vita dei ns. pz. Non solo, renderemmo più comprensibile ai familiari l'evento (fisiologico) della Morte, spiegandone l'arrivo in anticipo. E' come dal concepimento al parto: così dalla diagnosi all'evento finale: Non scandalizziamoci per il paragone apparentemente azzardato.
Marcelo Moscoloni, responsabile Hospice Chiaravalle (AN)

lunedì 6 febbraio 2012

Loreto sotto la neve 2012


Questo video è stato girato con Marina e suo cane Tango, sotto l'Hospice di Loreto, in un pomeriggio d'inverno. Vorrei dedicarlo agli angeli che ci lavorano: operatrici, infermiere, medici, psicologi, volontari e a tutte le persone che ci sono state ospiti. Ayres Marques